Leggere e libertà costituisce uno di quei libri difficili da catalogare. Uno di quei volumi, insomma, che all’interno delle librerie domestiche manderebbe in crisi anche i lettori più organizzati e precisi, certi del primo piano che meriterebbe, ma indecisi sullo scaffale in cui collocarlo. Quasi a volerci suggerire – come ribadito dal titolo stesso – che la lettura è un atto di libertà, il volume si ribella a qualsiasi classificazione: in parte iconografia, in parte biografia, è al tempo stesso epistolario e memoir contente appunti, stralci di conversazioni, poesie e disegni scaturiti dalla penna di due personalità chiave della resistenza contro il regime nazista.
Il primo testo, a inaugurare la lettura, è infatti dedicato alla figura del teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer, noto per il suo impegno contro la dittatura hitleriana e ricordato oggi come martire ed esempio di resistenza tanto morale quanto spirituale.
“Alto di statura e nello stesso tempo sportivo, […]aveva già girato il mondo.
Per il resto nessuna particolarità, però era uno speciale, non c’era nulla di appreso, tutto era innato. Affidabilità del carisma, capacità di destare fiducia e al contempo tenere a distanza.”
(Da Lettere circolari di Finkenwalde, Lettere e testi di D. B. e dei suoi seminaristi)
Partendo dalla formazione dei fratelli illegali nel seminario di Finkenwalde, al breve soggiorno in America – dal quale decide di rientrare, non avendo alcuna ragione di partecipare, poi, al ripristino della vita cristiana se non avesse prima condiviso le prove del tempo con il suo popolo – sino alla cospirazione e all’arresto, Bonhoeffer indaga sul vero significato di quella che viene comunemente definita “libertà”, ovvero una condizione che, a suo dire, non può essere scoperta, ma esiste solo in relazione all’altro: “perché l’altro mi ha legato a sé, è solo nella relazione con l’altro che io sono libero”.
Nella Germania che lo ha reso “un predicatore che non può più predicare, uno scrittore che non può più pubblicare nulla, un insegnante che non può più insegnare”, Bonhoeffer trae forza dai libri: sono questi la Bibbia, le opere di Sant’Agostino, i volumi di Goethe, le stesse letture a cui, qualche anno dopo, si aggrappa la giovane Sophie Scholl – protagonista del secondo testo che compone Leggere è libertà – durante il Reichsarbeitsdienst, il servizio lavorativo obbligatorio in vigore sotto il regime nazista che ogni giovane tedesco è chiamato a compiere prima di poter frequentare l’università.
«Oggi sono quattro giorni che sono qui.
Dormo con dieci ragazze, spesso la sera mi devo turare le orecchie per le loro chiacchere […]
Quando le altre scherzano, leggo Sant’Agostino.
Devo leggere lentamente, è così difficile concentrarmi […]
Oggi a mezzogiorno ho letto anche la montagna incantata di Thomas Mann.
Dalla dirigente del campo sarò terribilmente sgridata. Personalmente non ho nessun motivo per rimproverarmi. Lei agisce molto prudentemente con me, che a volte mi meraviglio.
Mentre vieta alle altre di avere dei libri, lo concede a me (non so per quale ragione)»
Futura esponente centrale della Rosa Bianca, ma ancora “timida”, come lei stessa si definisce in questa annotazione di diario che porta la data del 10 aprile 1947, Sophie Scholl si domanda come i comuni mortali impieghino il loro tempo quando non sono occupati a rifare letti spigolosi, a spazzare il proprio sudiciume per poi disperderlo nuovamente, a partecipare ad appelli per le calze e per il bicchiere dello spazzolino, quindi ad “ammazzare il tempo”. Lei, aiutata da una lampadina tascabile, scopre ogni sera di più il piacere della lettura, dopo essere riuscita a racimolare una discreta quantità di libri che tiene custoditi all’interno del proprio armadietto: “l’unica cosa che aggiunge un po’ di sostanza alla giornata”.
Quello di Barbara Fischer, storica e autrice del volume, così come la pubblicazione da parte di Beppe Grande Editore, è allora da considerarsi un impegno che va oltre la semplice ricerca e, successivamente, stesura del materiale, nella stessa misura in cui approcciarsi a Leggere e libertà è un gesto che oltrepassa la sola lettura: si tratta di un’esperienza introspettiva, un viaggio in quelli che sono stati pensieri e considerazioni di due personalità in grado tutt’oggi di parlare a chi legge. In parte perché, come afferma l’autrice, i tempi passati sono in realtà molto vicini, in parte per il messaggio che reca con sé, avere tra le mani questo breve volume, potendone trattenere “questa e quella parola”, rappresenta un privilegio per ogni lettore.
Chiara Correggiari

E tu cosa ne pensi?