Due fidanzati, una gita in montagna: inizia così La saggezza delle pietre, graphic novel di Thomas Gilbert. Capiamo subito che tra i due c’è un amore intenso, ma che c’è anche qualche incomprensione: lei, di cui non conosceremo mai il nome, si sente un po’ sopraffatta intellettualmente da lui, che tende a sminuirla. Tutto sembra normale, come in tante coppie, tra litigi e riconciliazioni appassionate, fino a quando lo sguardo di lei si incrocia con quello di una volpe incontrata nel bosco: i suoi occhi si sovrappongono a quelli dell’animale, ed è come se da quel momento la vera essenza della Natura trovi casa nel corpo della nostra protagonista.
Scoppia un incendio nel bosco, ed è qui che entriamo nel vivo della storia: costretta a rimanere da sola, senza compagno e senza mezzi di comunicazione, inizia il suo viaggio alla scoperta dello spirito più autentico della Natura e soprattutto di se stessa. Finalmente libera e artefice del proprio destino, ritrova il contatto più profondo con la sua interiorità, senza farsi condizionare e influenzare da nessuno, spogliandosi dei vestiti e delle sovrastrutture della nostra società.
In un primo tempo viene guidata dalla volpe il cui sguardo aveva incontrato in precedenza, che diventa la sua ambasciatrice esperta in un mondo che la protagonista ancora non conosce bene e che le pare ostile, inizialmente. Dopo un po’ di tempo, però, il rapporto con la volpe rischia di diventare di nuovo di dipendenza emotiva come con il fidanzato Thibaut, ed è qui che la protagonista senza nome inizia a scoprire davvero l’essenza della Natura: il suo fisico diventa sempre più asciutto e nodoso, e si apre una riflessione importante sulla responsabilità dell’uomo nei confronti della Terra e dei suoi cambiamenti.
Un racconto intenso, un viaggio nell’Io che è anche un romanzo di formazione e di autodeterminazione: e ancora più dolente è il finale, quando ci rendiamo conto che c’è uno sfasamento e che quello che pensavamo essere la realtà era un espediente narrativo per raccontare una storia ancora più dolorosa.
Chiara Chieco
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