Una riga infinita collega i personaggi che danno vita ai capitoli di questo volume decisamente unico nel suo genere.
Una riga infinita lega tra loro epoche storiche, luoghi, fasi della vita, una grandissima varietà di emozioni e situazioni.
Una riga infinita o per meglio dire righe infinite collegano situazioni disparate, che prendono vita tra le pagine.
Una riga infinita crea infinite storie perché, come ho sperimentato riprendendo in mano alcuni capitoli a distanza di alcuni giorni, sono sempre nuove le sollecitazioni che giungono dalla lettura di uno stesso capitolo.
Il primo impatto con il volume lascia basiti: 180 capitoli costruiti con un semplice periodo, composto da non più di 2 righe e mezza, che svetta, nelle pagine di destra, a cui si contrappone una pagina bianca.
In una dialettica dualistica pieno-vuoto, concretezza-immaginazione, poche parole da cui la mente parte per inventare, immaginare una storia, un prima, un dopo, un durante.
Narrazioni brevi in prima e in terza persona, affermazioni riportate tra virgolette si susseguono, senza soluzione di continuità, in una dimensione incerta, quasi onirica, in cui l’indefinitezza, che a tratti sfocia nell’ineffabilità, la fa da padrona.
Solo in otto casi i personaggi hanno un nome, qua e là vengono citati luoghi geografici precisi, quali Roma e l’America, per il resto le scene si svolgono in luoghi appena tratteggiati, un mare, un bosco e in dimensioni temporali quasi mai precisate, a creare tra le pagine del romanzo un continuum- spazio temporale.
Scene di vita, di morte, di disperazione, di fuga, di speranza, di gioventù e di vecchiaia come tante piccole miniature tratteggiate nelle quali le parole, anche un semplice articolo, e la punteggiatura assumono un valore importante.
Mai come durante la lettura di questo romanzo, ho sperimentato quello che affermano gli studiosi nel momento in cui sostengono che il vero significato di un testo si costruisce dall’incontro e dal dialogo, seppur a distanza, tra autore e lettore.
A tratti pare quasi che, l’autore, in questo succedersi senza una logica prestabilita e precisa (almeno così sembra al lettore) di situazioni, voglia giocare con il lettore.
Ogni capitolo potrebbe essere l’inizio, la fine, il nodo centrale di una narrazione, ecco il perché del sottotitolo, romanzo dei romanzi, perché la riga infinita si rifrange, come la luce che entra in un caleidoscopio, in una moltitudine di romanzi.
Le parole che prendono vita nel capitolo 141: “Alla fine ci accorgemmo che il racconto era diventato realtà e non ci fu bisogno di verità.” sono forse quelle che riassumono meglio questa esperienza di lettura nella quale realtà e finzione si mescolano e si rimescolano come nella vita di tutti i giorni rendendo unica e vera l’esperienza di ogni essere vivente
Maria Crevaroli
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