Adesso o mai più di Daniele Nicastro è una corsa contro il tempo attraverso la stessa linea temporale del tempo: passato presente e futuro.
Un rompicapo da risolvere, degli indizi da rimettere a posto che sono confusi e incomprensibili.
Vittorio, ex investigatore privato in pensione, si trova legato con un ragazzo, in un’edicola. Di notte. Ha addosso un pigiama e una vestaglia sporca di sangue, nella tasca ha un coltello dalla punta sporca e delle medicine.
Non sa dove si trova, non sa perché, non sa come sia arrivato lì. Non conosce quel ragazzo accanto a lui, ma almeno il sangue non è il suo. Già, ma di chi?
Cloe è la figlia del proprietario dell’edicola: è lei a trovare la saracinesca forzata e i due legati dentro.
E da qui parte una corsa a perdifiato, una fuga alla ricerca di risposte a quell’enigma dell’inizio.
Finché, a una manciata di pagine finiamo dritti contro un muro: niente di ciò che è accaduto è quello che sembra. E quante volte nella vita è così?
Adesso o mai più. Un anelito disperato perché non c’è più tempo: dov’e il tempo quando sei malato di Alzheimer e ti perdi te stesso nelle spire della tua stessa mente?
I ricordi si frantumano, la tua persona si frantuma, nulla ha più un senso né un punto fermo.
La stessa indagine che Vittorio compie per trovare il colpevole che l’ha rapito si rivela essere un’indagine del suo passato, e di sé stesso.
E invece di trovare un colpevole da far arrestare, ritrova se stesso. E ritrova suo nipote, che aveva dimenticato nel passato: per lui era ancora un bambino, invece lui era cresciuto.
Ed era dovuto crescere senza suo nonno, che era anche il suo migliore amico. Perché se n’era andato, Vittorio, era andato via con l’Alzheimer.
E allora come l’enigmista crea un rompicapo per la mente logica da investigatore di Vittorio: ma stavolta l’indagine è sul suo passato, per riportarlo a casa. Adesso.
E in quell’adesso si ritrovano, Vittorio ritrova suo nipote, ma quell’attimo dura così poco. È la malattia che ritorna come un’onda e se lo trascina lontano.
Mai più.
E mentre Vittorio combatte contro la sua mente per ritrovarsi, anche Cloe – che partecipa insieme a quella folle indagine -, a suo modo si trova. Lei, che soffre d’ansia, che è piena di pensieri intrusivi che le si abbattono addosso come uno tsunami e la trascinano via dalla vita e dalle cose che vorrebbe fare. E che non fa. Perché non ci crede, perché ha paura. Ha paura di fallire, di deludere, di non farcela.
Lei, che invece è forte, e non lo sa. Che afferma la sua identità e personalità, che non tradisce mai se stessa, che questa volta vuole farcela. Non vuole fallire, vuole aiutare Vittorio.
E aiutando lui, aiuta se stessa. Si capisce, trova dentro di sé una forza, quel coraggio che ha sempre avuto perché solo se hai paura sei coraggioso. Devi solo credere di poterla affrontare quella paura. Di poter prendere una tavola da surf e starci a galla su quei cavalloni.
Un romanzo doloroso, spigoloso, come lo sono certi accadimenti della vita. Ma anche pieni di lue e speranza, pieno di un presente che si nutre dei ricordi e dell’amore che costruisce i rapporti e noi tutti, come persone.
“Mi ricordo che diceva: «Che cazzo di mondo, Adam. Tu devi essere meglio di me e di tutti gli altri messi insieme».
Aveva ragione: il mondo è un posto duro, difficile in cui vivere. Per me e per chiunque, a essere onesti. Tutti hanno bisogno di qualcuno che si preoccupi per loro e li sproni a essere migliori.
Mio nonno era così.”
Chiara Rotundo
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